Perle: Storia e Varietà
Le perle si formano nelle ostriche perlifere e la loro varietà si distingue in perle Naturali quando un parassita o un frammento estraneo si deposita nel mantello casualmente, Coltivate quando il corpo estraneo è inserito dall’uomo. L’inserimento di un corpo estraneo nel mollusco scaturisce una reazione di autodifesa tale che il mollusco secerne una sostanza detta nacre o madreperla che si accumula sul corpo estraneo in migliaia di strati. La composizione della sostanza prodotta dal mollusco è per il 93% circa carbonato di calcio, il 3/4% conchiolina e il resto umidità (importante: durante l’utilizzo evitare il contatto con sostanze acide come profumo, tinte, Make Up e di indossarle periodicamente per mantenere l’umidità.) Le perle naturali non sono più presente sul mercato.
Perle Akoya, perle dei mari del Sud, perle nere di Tahiti e perle d’acqua dolce.
Perle Akoya: coltivate in acqua salata, prodotte dall’ostrica Pinctada Fucata Martensii, produce sfere con diametro da circa 2,00 a un massimo di circa 10,00 mm. Questo mollusco viene allevato principalmente in Giappone, Cina e Vietnam. Sono rinomate per la loro eccellente luminosità. La tecnica di coltivazione detta anche di nucleazione è stata scoperta in Giappone alla fine del XIX secolo da Kokichi Mikimoto, consiste nell’impiantare, una sfera di madre perla nella gonade, organo sessuale dell’ostrica. Il mollusco, per autodifesa secerne migliaia di strati di nacre per isolare il corpo estraneo formando un mantello che aumenta di spessore con il trascorrere del tempo. Le ostriche vengono controllate costantemente per diversi anni. Grazie a questo metodo, a partire dagli anni 20 il loro costo è divenuto più accessibile e fruibile a tutti, a differenza di quando si raccoglievano solo perle naturali che erano un vezzo solo per ricchi. Le perle che si ottengono sono generalmente sferiche, di colore bianco o avorio, crema, argento con riflessi di colore rosa. Il fascino delle perle Akoya è dato dalla formazione in superficie di un arcobaleno di luce e colore che le rende tra le più apprezzate in gioielleria. I Giapponesi, che detenevano il primato di coltivazione fino a qualche anno fa, sono stati superati nella produzione dai Cinesi che hanno creato una forte concorrenza e un abbassamento dei prezzi.
Perle dei mari del Sud: coltivate nell’ostrica Pinctada Maxima che trova il suo habitat negli oceani Pacifi e Indiano. La sua coltivazione viene eseguita principalmente nella fascia a nord dell’Australia, per questo vengono dette anche perle australiane. Altri paesi produttori sono: l’Indonesia, le Filippine, il Myanmar e la Thailandia. Le perle coltivate in questo mollusco sono tra le più grandi del mondo, il loro diametro varia da 10,00 a 20,00 mm; queste ostriche, vivendo in acque notevolmente più calde rispetto alle cugine Akoya, secernono più velocemente il nacre, ottenendo un maggiore spessore di mantello che varia da 2 a 6 mm.
Esistono due varietà di ostrica P. Maxima: dalle labbra argentee che produce perle con sfumature di colore che variano dal bianco al grigio argento con riflessi rosè e dal blu al verde; la P. Maxima a labbra dorate che dà origine a perle con tonalità comprese tra il giallo e l’arancio. La tecnica di coltivazione di questa varietà è la stessa della cugina più piccola, con la differenza che, dopo l’estrazione della perla, la P. Maxima può essere rinnestata, la F. Martensii (Akoya) muore. La Maxima deve essere raccolta per il 90% allo stato selvatico in mare aperto e poi innestata. Al contrario, per la Akoya l’intero processo di coltivazione avviene in cattività. Solamente una piccola percentuale delle perle Australiane è perfettamente sferica e pertanto realizzare una collana con sfericità quasi perfetta, elevato spessore di nacre, omogeneità di colore, superficie pulita ed elevata luminosità è molto raro e il valore della collana sarà molto elevato.
Perle nere di Tahiti: All’inizio del XX secolo, nei mari dell’arcipelago della Polinesia proliferava la varietà di ostrica dalle labbra nere Pinctada Margaritifera varietà Cuminigi. Le svariate sfumature di grigio della madreperla contenute all’interno della conchiglia la rendevano molto apprezzata e utilizzata per realizzare monili e gioielliv. Negli anni 60 Jean Marie Domard iniziò a Tahiti la sperimentazione della tecnica di nucleazione giapponese sulle ostriche a labbra nere ottenendo le prime perle “nere”. Il 60% dei molluschi avevano accettato il nucleo innestato originando perle di altissima qualità avviando, così, la coltivazione delle perle di “Tahiti”. Le grandi dimensioni dell’ostrica le consentono di produrre perle di diametro notevole da 8,00 a 20,00 mm. Attualmente a Tahiti vi è solo il centro di commercializzazione delle perle, le coltivazioni vengono eseguite ad est nelle isole Gambier dell’arcipelago della Polinesia francese e nelle isole della Micronesia. Il colore non è realmente nero, ma hanno dei riflessi che variano dal grigio argento, al grigio ramato, al verde bronzo, verde smeraldo, antracite e più raramente melanzana, turchese, blu, rosa. Il più ricercato e più pregiato è il Peacock o piume di Pavone che ha particolari riflessi multicolori iridescenti.
Perle d’acqua dolce o di fiume: Le perle d’acqua dolce vengono raccolte in Cina, che ne è il più importante produttore mondiale, fin dal XIII° secolo. Il mollusco adoperato per la coltivazione di questa varietà è l’ostrica Cresta di gallo (Cristaria Plicata) sulla quale è possibile eseguire diverse inserzioni per valva ottenendo, dopo 2-6 anni, numerose perle contemporaneamente. Le perle così nate sono costituite di sola madreperla, quindi non avendo un nucleo solido, la forma è a chicco di riso e di bassa qualità. Dalla metà degli anni ‘90 si passò alla varietà di ostrica Hyriopsis Cumingii e i cinesi hanno modificato le tecniche di coltivazione per migliorarne la qualità ed eguagliare le perle d’acqua salata. I molluschi all’età di circa 8 mesi vengono stimolati alla secrezione della madreperla mediante un intervento di microincisioni del mantello, dalle quali vengono inseriti dei frammenti di mantello carnoso di un mollusco donatore, ottenendo così perle rotonde e con madre perla di ottima qualità che possono raggiungere, anche se raramente, il diametro di circa 15 mm come le perle australiane, senza avere il prezzo di queste ultime. Le perle d’acqua dolce vantano una grande varietà di forme e colori naturali, la loro qualità, anche se in pochi casi, può eguagliare le Akoya, solo un esperto le può distinguere. In Giappone, la coltivazione di perle d’acqua dolce viene eseguita fino dal 1975 nel lago di Biwa e fino al 2006 nel lago di Kasumiga, a causa dell’inquinamento, in entrambi i luoghi si è dovuta interrompere tale attività.